Nell’aprile del 1916 il Comando Supremo aveva assegnato alla 1a armata due raggruppamenti di bombarde, ciascuno su 12 batterie.
Nel momento in cui gli austriaci sferravano l’offensiva sugli Altipiani, la Scuola di Susegana aveva mobilitato circa una sessantina di batterie, di cui soltanto trentaquattro in efficienza completa (sei batterie da 50 Ansaldo, dieci da 240, sei da 58 A e dodici da 58 B).
A metà maggio la quasi totalità dei reparti bombardieri inviati al fronte gravitava verso lo scacchiere isontino.
La sera del 14 maggio la situazione delle bombarde sul fronte dalla 1a armata era il seguente:
Comando 5° Raggruppamento (col. Graziani) a Thiene presso il comando del V Corpo d’Armata:
35a Divisione: XV Gruppo (Capit. Cilento) ai Roccioni di Costa d’Agra, con le seguenti batterie:
48a da 240 a Cima Campiluzzi,
49a da 240 a Monte Milegna quota 1604,
50a da 240 a Malga Molon,
79a da 240 in marcia da Piovene (in armamento);
15a Divisione: XIV Gruppo (Capit. Vergano) a Thiene con le seguenti batterie:
45a da 240 a Piovene (in armamento),
46a da 58 A a Piovene (in armamento),
47a da 58 B a Piovene (in armamento),
78a da 58 B a Rocchette (in armamento);
37a Divisione: XIV Gruppo (Capit. Barberis) con le batterie 51°, 52°, 53°, 54° i cui personali erano ai lavori così ripartiti:
100 uomini a Talpina,
50 uomini a Santa Cecilia,
100 uomini a Brentonico,
120 uomini a Coni Zugna.
Il mattino del 13 maggio la Scuola aveva notificato al Comando del 5° raggruppamento la partenza di altre batterie da Susegana per il Trentino.
Data tale situazione, al primo urto nemico, per ineluttabili necessità del momento i bombardieri furono forzatamente sorpresi dagli avvenimenti, e anche le batterie sopraggiunte nei giorni successivi all’inizio dell’offensiva, ebbero un impiego confuso, e non poteva essere diversamente, ciò nonostante di fronte al pericolo, le prime prove fatte dal nuovo Corpo furono sì sanguinose, ma superbe e gloriose.
Nella giornata del 18 maggio la 48° batteria, comandata dal ten. Muratori, da Cima Campiluzzi, unitamente a truppe di fanteria, contrattacca alla baionetta le posizioni di Costa d’Agra, e nell’azione perde circa un terzo dei suoi effettivi. La 49° batteria , ten. Vanno, lotta aspramente a M. Maronia, a M. Campiluzzi e poi a Laghi, e perde circa metà degli effettivi presenti.
In tale contingenza si distinse il comandante del Gruppo, capit. Cilento, decorato poi di medaglia di bronzo al valor militare perché col suo fermo ed esemplare contegno otteneva dai propri dipendenti efficace contributo alla difesa di importanti posizioni impiegandoli come fucilieri.
(Dall’opuscolo «L’opera svolta dalle batterie del 5° Raggruppamento bombardieri negli anni di guerra 1916-1917», Col. Ludovico Graziani, Comandante di Raggruppamento)
L’impeto la celerità e la forza numerica dell’attacco ottengono quivi (a Costa d’Agra, tenuta da un Battaglione del 69° fanteria) più rapidi progressi. Superata la linea delle vedette e sorpresi in parte i plotoni di prima linea nelle caverne semidistrutta dal bombardamento, alcuni reparti vengono catturati. Costa d’Agra cade in mano del nemico nonostante l’energica difesa opposta da due Compagnie del genio (46° zappatori e 17° minatori). Ma cogli avanzi di queste truppe, di un’altra Compagnia del 69° fanteria e della 48° batteria bombardieri si riannoda un poco più indietro una nuova difesa a cavallo della Forcella Campiluzzi. E così passa la notte in attesa di rinforzi.
(da «l’armata del Trentino», Gen. Schiarini)
In quanto alla parte svolta dal XIV Gruppo, è noto che nell’attesa dell’arrivo dell’armamento delle dipendenti batterie, il Comandante del Gruppo, nei giorni precedenti all’offensiva nemica aveva eseguito faticose ricognizioni coi comandanti di reparto per la ricerca delle posizioni da occupare con le armi. La sera del 12 maggio il personale delle batterie 45° e 47° aveva infatti ricevuto l’ordine di raggiungere Malga Fratelle per eseguire i lavori delle postazioni da preparare al limite occidentale del Bosco Varagna, presso il posto del comando di Gruppo a circa due chilometri dal costone di Marcai. Ma gli eventi precipitano: iniziatasi l’offensiva anche alla testata di Val d’Assa, le batterie 45° e 47°, non essendo ancora in efficienza, ricevono dal Comandante del Settore l’ordine di ripiegamento.
E’ da rilevare che in tale frangente il personale delle batterie del XIV Gruppo non subisce passivamente la situazione: 120 uomini della 46° e 78°, armati di Vetterli, ricevono l’ordine di occupare alcune trincee per proteggere Baitle: il rimanente personale è adibito al trasporto di feriti, anche di altre Armi. Il Comando di Gruppo col carreggio delle batterie si trasferisce a Ghertele, dove trovasi il Comando della 34° Divisione, e si mette a disposizione di tale Comando. Il giorno 22 il personale delle batterie si riunisce nei pressi di Asiago. D’ordine superiore, togliendo 60 bombardieri da ciascuna delle batterie, si forma un nucleo di 240 uomini armati di Vetterli, che viene mandato a M. Erio a disposizione del Comando di quella zona. Il nucleo di bombardieri è rigorosamente inquadrato e ne prende il comando il Comandante di Gruppo. Ma gli eventi precipitano; ed il reparto di bombardieri-fucilieri, giunto all’imbocco del ponte sull’Asse, presso Roana, è fermato dal gen. Murari-Brà che fra un’ora farà saltare il ponte, precludendo così ai bombardieri ogni possibilità di ritorno. Abbandonato il progetto della difesa di M. Erio, il Comando della Divisione ordina al Gruppo di ripiegare su Sasso e poi su Thiene, donde il giorno 29 esso intraprende le marce di trasferimento su Selve di Treviso per il riordinamento delle batterie.
Le batterie del XIV Gruppo non compiono nessuna azione a fuoco, ma le vicende dolorose di quei giorni, gli spostamenti confusi compiuti sotto le offese dell’artiglieria nemica, che sferzava da tutte le parti, la vista di spettacoli deprimenti in mezzo alla successione di ordini e contrordini, tutto ciò può bastare per mettere alla prova lo stato di nervi di ufficiali e truppa, ma soprattutto per sperimentare la coesione spirituale di questi valorosi bombardieri che pagano il primo tributo alla Patria con una decina di feriti. Il Comandante di Gruppo capit. Vergano, è decorato di medaglia di bronzo al valor militare per il contegno tenuto in quei giorni.
Non meno drammatica è la parte assolta dal XXIV Gruppo che, partito dalla scuola il 24 maggio, giunge ad Ala il giorno 26. Il capit. Silicani, comandante del Gruppo, precedendo le batterie coi rispettivi comandanti, si reca a compiere ricognizioni a Passo Buole.
Dopo effettuati lavori sommari, le batterie raggiungono il Passo, e tra il 2 e il 3 giugno sono in efficienza. Questo Gruppo diventa, per qualche tempo, il cacciatore notturno: durante il giorno le batterie tacciono, ma di notte lanciano bombe per salve di batteria: sono venti, trenta bombe che cadono contemporaneamente sul ripido versante di Vallarsa per colpire truppe in movimento e per rendere penoso agli austriaci il servizio dei rifornimenti. Allo schianto degli scoppi di ogni salva si accompagna il rotolamento di massi rocciosi nelle due vallette sottostanti, lungo le cui pendici si sa che vi si trovano aggrappati alcuni battaglioni del 3° Reggimento tirolese.
Dal basso salgono frattanto urli strazianti di colpiti, lamenti di agonizzanti, rantoli di morenti. Di giorno si fanno studi sul terreno e si preparano sorprese: durante la notte si svolge un programma di reazioni violente. Dopo aver ricercato il posto di Comando della prima linea nemica, lo si scopre sotto un enorme roccione sporgente lungo il versante di Vallarsa. Si studia allora e si trova la posizione adatta per portarvi una bombarda da 58 A. Una sera, per sorpresa, la bombarda apre il fuoco, e la settima bomba lanciata cade nel segno. Un fuggi fuggi generale si irradia dal posto colpito; molti nemici sono sferzati e colpiti da violenti raffiche di mitragliatrici. La manovra viene ripetuta la sera successiva con gli stessi risultati, ed alla luce del giorno è possibile rilevare lo scempio umano fatto sulla posizione nemica: una vera carneficina. Gli austriaci ripiegano dopo aver subito perdite gravissime: il merito di tale arretramento nemico viene riconosciuto ai bombardieri del XXIV Gruppo.
Anche per l’occupazione del forte Mattassone è ancora una bombarda che prepara l’azione. Una notte, dopo aver studiato il terreno e le possibilità che se ne possono trarre, a mezzo di corde si cala una bombarda su un rocciose sottostante dal quale è possibile far cadere bombe sull’opera avversaria, che è ancora tenuta da un piccolo presidio austriaco. Una discreta dotazione di bombe e un piccolo reparto d’assalto sono calati a mezzo di corde: al mattino appena spunta l’alba, la bombarda tace: si dà l’assalto, ed il presidio nemico si arrende senza colpo ferire.
Nel frattempo va anche ricordato che con le truppe che il Comando Supremo invia a rincalzo delle Unità provate in oltre quindici giorni di lotta, accorrono anche Gruppi di batterie bombarde.
Sul Pasubio è inviato il XXXI Gruppo con le Batterie 121°, 122°, 123° e 124°: si occupano posizioni appena abbozzate, che l’artiglieria austriaca martella inesorabilmente con grossi e medi calibri, sconvolgendo postazioni, rovinando bocche da fuoco e provocando incendi e scoppi di riservette e di depositi di bombe. Cosicchè nella controffensiva da noi sferrata a metà giugno, parecchie batterie di bombardieri partecipano alle operazioni di guerra e subiscono perdite non trascurabili nel personale, e danni notevoli nel materiale.
Durante lo stesso periodo la lotta si riaccende anche in Vall’Astico, e nella regione di Velo le batterie del XXI Gruppo (67°, 68°, 69° e 84°), sparate tutte le bombe, e non potendo avere immediato rifornimento, formano plotoni di bombardieri-fanti inquadrati da ufficiali della Specialità; e armati di fucile e muniti di bombe a mano partecipano a episodi gloriosi. Anche a M. Spil i bombardieri della 20° batteria, come già a M. Giove quelli della 119°, meritano elogi vivissimi dai Comandi di fanteria per l’efficace concorso dato dalla Specialità non soltanto col fuoco delle bombarde, ma con l’intervento diretto nelle azioni di urto e nella lotta corpo a corpo.